
Qui di seguito l’estratto di un articolo del 2019 di Federigo Argentieri, storico della John Cabot University che potete trovare su http://www.storiain.net/storia/via-rasella-appunti-sul-dibattito-in-corso/
…la verità è che l’attentato e la rappresaglia aspettano ancora di essere ricostruiti in modo convincente. Le 33 vittime erano dei coscritti di etnia tedesca trentini, altoatesini e bellunesi, quasi tutti cattolici, ma la bomba uccise anche un ragazzino innocente, Piero Zuccheretti, e un partigiano di Bandiera rossa, Antonio Chiaretti, la cui presenza sul luogo rimane senza spiegazione. L’azione fu decisa in ambito comunista senza consultare gli altri partiti del Cln. La rappresaglia era prevedibilissima e decapitò la componente della resistenza filo-monarchica, e della sinistra non comunista o non affiliata al Cln. Adriana Montezemolo racconta che una sola volta incontrò Carla Capponi, la partigiana medaglia d’oro corresponsabile dell’attentato, che le venne incontro sorridendo e la salutò con calore: fu ricambiata con cortese freddezza e non si rividero mai più.
Il PCI in un sol colpo decapitò la componente liberal-monarchica della Resistenza guidata da Giuseppe Cordero di Montezemolo recluso con una settantina di parigiani non comunisti, e quella “deviazionista” comunista di Bandiera Rossa composta da 60 partigiani.
Tutti conoscono la forza evocativa di un’immagine . Forza che riesce a suscitare emozioni di pietà, sdegno, dolore, orrore che rimangono impresse nella coscienza collettiva. Chi non rimane inorridito di fronte ai filmati di Alfred Hitchcock o John Ford sui lager nazisti dopo la liberazione da parte degli Alleati? Anche le immagini di Piazzale Loreto, nonostante riguardino i vinti, suscitano orrore. Per quanto riguarda la strage di Via Rasella invece sono giunte a noi solo un paio di fotografia sfuocate. Anche il corpo del povero bambino ucciso nell’attentato pare avvolto nella caligine. Eppure tutti conoscono la formidabile macchina propagandistica tedesca. Curioso che non abbiano girato un metro di pellicola o consumato un rullino fotografico per documentare lo scempio dei corpi maciullati dei loro camerati da mostrare poi nei cinegiornali o sui giornali. Quella sì che sarebbe stata una rappresaglia. Evidentemente quel 23 Marzo del ’44, i nazifascisti non avevano fotografi o documentaristi disponibili oppure, tutta questa documentazione è stata fatta prudentemente sparire in un secondo tempo. E’ un po’ come è accaduto con la foto della Renault4 rossa con il corpo di Moro. Una sola foto e scattata da lontano.
“Il PCI in un sol colpo decapitò…”
Non spetta a me fare l’avvocato difensore del PCI, di cui non ho mai fatto parte, ma ad onor del vero anche il PCI ebbe i suo martiri tra le vittime delle Ardeatine (circa 35). Inoltre, seppure tra Bandiera Rossa e PCI non corresse buon sangue, adombrare il sospetto che ci sia stata la volontà di “decapitare” il Movimento Comunista d’Italia è un’illazione senza fondamento. Per quanto su “l’Unità” e “Bandiera Rossa” non se le mandassero a dire, non mi risulta che sia mai comparsa un’accusa di tal genere. Tanto meno la volontà suddetta è sostenibile nei confronti degli altri movimenti antifascisti che facevano parte del CLN. (Lasciamo perdere le congetture cervellotiche di Pierangelo Maurizio o altre opinioni “militanti”).
“componente liberal-monarchica…guidata da Giuseppe Cordero di Montezemolo”
Se intendi Azionisti e Monarchici l’espressione è impropria. I militari di fede monarchica (Fronte militare clandestino – Montezemolo guidava SOLO questo gruppo) falcidiati alle Ardeatine non arrivano a 40 (più o meno quanto quelli del PCI) mentre gli azionisti, che nulla hanno a che vedere con i monarchici, erano il gruppo POLITICO più numeroso (60 circa) (una decina di ebrei uccisi erano anche AZIONISTI) e avevano una loro organizzazione e linea di comando. Se hai tempo e voglia da’ un’occhiata qui https://www.mausoleofosseardeatine.it/vittime/ (Ogni foto è attiva, è un link ai documenti).
35 fra comunisti e socialisti. Cmq persone di 4a o 5a fila. Il più importante fra loro, Antonello Trombadori,gappista, ricoverato nell’infermeria di Via Tasso non fu inserito nelle 335 da uccidere nella rappresaglia. Cmq i comunisti erano maestri in questo tipo di azioni. Lasciarono che l’Armata Polacca insorta a Varsavia nel 1944 ad Agosto fosse sterminata dai nazisti e non mossero un dito per aiutarla pur essendo a pochi km da Varsavia. Eliminarono in questo modo l’armata anticomunista polacca come del resto avevano già fatto con l’élite dell’esercito polacco a Katyn.
Aggiungo che in un documentario trasmesso negli anni ’90 dalla RAI in occasione della commemorazione delle vittime dell’eccidio ricordo che si raccontava come il giorno stesso dell’esecuzione, a strage ancora in corso, furono affissi clandestinamente nella Capitale dei manifesti di condanna-denuncia della strage. Il problema che si pone è dunque un altro: non “perché i gappisti non si siano consegnati alle autorità naziste per bloccare la rappresaglia in corso”, in quanto questo genere di eroismo può anche non essere preteso (o opportuno per ragioni politiche), bensì perché non abbiano organizzato altre eroiche azioni combattentistiche per fermarla, visto che ne erano a conoscenza. Naturalmente il documentario non è più stato messo in onda (quanto meno con la parte contenente tale notizia), e sto ancora cercando di recuperarlo.
“Lasciarono che l’Armata Polacca insorta a Varsavia nel 1944 ad Agosto fosse sterminata”
Anche questa “vulgata” che deriva direttamente dalla “Guerra Fredda” è infondata e superata. L’Armata Rossa con l’Operazione Bagration aveva sì causato ai tedeschi le più grandi perdite dall’inizio del conflitto e aveva fatto un balzo di 600 km arrivando sulla Vistola con i primi reparti, ma era esausta ed era stata bloccata dalla controffensiva della Wehrmacht. A questo si deve aggiungere per un verso il grave errore di valutazione della situazione (il grande afflusso di reparti tedeschi per contrastare l’avanzata dei sovietici, l’impossibilità di lanci di paracadutisti polacchi…) da parte dell’Armia Krajowa e per l’altro la contraddizione nel voler prevenire la liberazione di Varsavia da parte dell’Armata Rossa e liberare la città senza l’aiuto delle forze sovietiche e senza il coordinamento con queste.
Alcuni stralci da “Sangue e rovine” di Richard Overy, “uno dei massimi esperti della guerra sul fronte orientale”:
“L’appoggio degli Alleati alla rivolta fu minimo. La speranza ottimistica che l’Armata Rossa sarebbe arrivata a Varsavia dopo che i ribelli avevano espulso i tedeschi si dimostrò sin da subito mal riposta. Il 1° agosto, infatti, l’offensiva sovietica si era fermata, dopo quaranta giorni di continui ed estenuanti scontri con le armate tedesche in ritirata. L’impresa di arrivare al fiume Vistola aveva sfinito le truppe sovietiche, il cui comando non aveva alcuna intenzione di proseguire per prendere Varsavia; anche se il quartier generale sovietico lo avesse ordinato, le truppe del maresciallo Rokossovskij non sarebbero state in grado di sostenere la furia di un ulteriore assalto attraverso una barriera fluviale che la Wehrmacht stava rapidamente potenziando per una grande controffensiva.”
Dal governo polacco in esilio a Londra giungevano voci di estrema cautela, un chiaro segno dell’incertezza in merito a un eventuale sostegno da parte degli Alleati occidentali; Chrusćiel [uno dei comandanti dell’armata polacca] si disse contrario a correre rischi, soprattutto disponendo di così poche armi e di un numero irrisorio di combattenti. La decisione venne presa infine partendo da una questione di principio: la Resistenza intendeva liberare Varsavia prima dell’arrivo delle armate sovietiche per dimostrare che la sovranità nazionale del paese poteva essere conquistata con il solo sangue polacco, senza fare affidamento sull’appoggio degli Alleati.”
“Le armi erano scarse, forse sufficienti a garantire un’arma efficiente ad appena 8500 insorti. Alcuni dei volontari erano donne e vi erano inoltre migliaia di bambini inquadrati nei Szare Szeregi («Schiere grigie», l’ala paramilitare dello Związek Harcerstwa Polskiego (Associazione Scout Polacca); solo quelli con più di sedici anni avevano il permesso di combattere e quattro quinti di loro persero la vita. Contro gli insorti furono schierate le forze della Wehrmacht e delle Waffen-SS, frettolosamente inviate per potenziare la linea della Vistola contro l’avanzata dell’Armata Rossa.”
“Stalin fu messo sotto pressione dalle unità che combattevano con l’Armata Rossa e dagli Alleati occidentali affinché facesse un gesto politico. Per ben due settimane a partire dalla notte del 13-14 settembre gli aerei lanciarono rifornimenti, anche se i velivoli, dovendo individuare le piccole sacche della Resistenza, erano costretti a volare a quote così basse che molti dei paracaduti non si aprirono e gran parte dell’equipaggiamento e del cibo andò perduta. Altri lanci dagli aerei inglesi, decollati dall’Italia, e da quelli americani, partiti dalla Gran Bretagna, fecero arrivare altri rifornimenti, ma i contenitori caddero perlopiù nelle mani dei tedeschi.”
“Due brigate ben note per la loro ferocia – una delle SS, agli ordini di Oskar Dirlewanger, l’altra guidata dal rinnegato russo Bronislav Kaminskij – furono mobilitate per assicurare che gli ordini di Hitler (Varsavia fosse cancellata dalla faccia della terra e che i suoi cittadini fossero tutti uccisi)venissero rispettati. Nelle zone in cui l’Armia Krajowa non era riuscita a prendere il controllo, gli aggressori si lanciarono in una grottesca orgia di uccisioni e distruzione, spingendo i combattenti della Resistenza in sacche sempre più piccole dentro la città. Un numero imprecisato di civili non esitò a unirsi alla rivolta, ma altre migliaia si astennero. Si stima che 150 000 persone furono uccise da bombe, granate e massacri di massa, perpetrando così la più grande atrocità militare della guerra.”
grande lavoro sul tema da parte di Pierangelo Maurizio.
il medesimo Bentiveglia, a liberazione ultimata, uccise un finanziere, partigiano monarchico, che strappava una pagina dell’Unità affissa abusivamente su un muro.
prima gli venne riconosciuto l’eccesso di legititma difesa, come ricorderà MArio Cervi a fine anni 90. quest’ultimo tuttavia verrà querelato dal Bentiveglia per non aver fatto menzione dell’assoluzione in II grado.
che dopo vent’anni dal primo libro di PAnsa ci sia gente che si scusa o ha paura, mi fa solo schifo