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Lettera di una professoressa dem, antifa e conforme.

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PS. Ho la vaga sensazione che la letterina della professoressa partigiana sia stata confezionata non a caso. Tanto è vero che è stata accolta con rulli di tamburi e squilli di trombone da tutti i media mainstream italiani. In seguito anche il ministro Valditara ci ha messo del suo per reclamizzarla. Non mi meraviglierei che le tesi della sopracitata preside antifa siano, a breve, affisse sui portoni delle Case del Popolo della ZTL e del PD, come monito al governo.

9 Comments

  1. Manlio+Montagna

    sinistri saccenti e pretenziosi, con la puzza sotto il naso, convinti di essere gli eletti

  2. Certo che Gramsci morì fuori dalla cella ma era sempre in stato di detenzione anche nella clinica Quisisana. Come dire che se Cospito morisse dovrebbe risultare che è deceduto in ospedale e non in carcere. Fu colpito da emorragia cerebrale il 25 aprile, giorno in cui dovevano essere sospese le misure di detenzione. E comunque rimase in cella quasi dieci anni, di cui due in attesa di giudizio. Quanto al fatto che il fascismo fosse una rivoluzione nutro dei dubbi e propendo piuttosto per una reazione (nel senso di reazionario). La lettera, cmq, è una condanna generale alla violenza e alla prepotenza su cui non si può che condividere.

    • Ho parlato di rivoluzioni e rivolgimenti politici. Quindi possiamo paragonare i rivolgimenti al fascismo, anche se per alcuni aspetti fu una rivoluzione. La clinica dove fu mandato Gramsci per due anni era privata e era frequentata da malati della borghesia romana. Si trovava ai Parioli, non a Tor Pignattara.. Ovvio che fuori dalla stanza ci fossero due poliziotti, ma poteva ricevere visite, scrivere, leggere. Tutto questo per dire che in altri luoghi i nemici politici venivano finiti con un colpo alla nuca o finivano in un lager.

  3. Condivido in pieno. Noto che le quote rosa brillano sempre per zelo fanatico

    • Accade anche nel mondo del lavoro.
      Le più pedanti ed inquadrate sempre loro e non ottengono migliori risultati.
      ( fatto salvo le eccezioni, che ho conosciuto e stimo, che usano la testa ).

  4. Quando finì “ai Parioli” era talmente provato nel fisico e nello spirito che non era più in condizione di nuocere (dal punto di vista intellettuale), l’obiettivo che si era posto il tribunale speciale era stato raggiunto. Anche nei regimi comunisti non tutte le vittime venivano uccise, soprattutto dopo la guerra, ma veniva loro riservato un trattamento talmente “di favore” che alla fine non erano più in grado di nuocere.
    Quanto al colpo alla nuca ecc. il ventennio fu forse meno criminale di altri totalitarismi con gli oppositori interni (escluse, quindi, Libia, Etiopia, Spagna, Jugoslavia, Montenegro, Grecia, guerra civile dopo 1943) ma sempre criminale fu.

  5. “…per alcuni aspetti fu una rivoluzione”
    Sicuramente non lo fu lo squadrismo, specialmente dal 1919 al 1922, che è poi il periodo a cui faceva riferimento la prof. quando parlava di “nascita ai bordi di un marciapiede”. Ad es. “Le squadre, inoltre, documentavano i danni da loro causati, ispirati alle prime “azioni” fasciste e specialmente all’attacco all’«Avanti!» dell’aprile 1919 a Milano, guidato da Ferruccio Vecchi, nonché i pestaggi di singoli socialisti.
    Nell’aprile 1920 Vecchi partecipò all’agguato contro il leader socialista (e direttore dell’«Avanti!») Giacinto Menotti Serrati a Milano, in Galleria. A Serrati venne parzialmente tagliata la barba, e ricevette pugni in faccia e calci. L’episodio venne immortalato in una celebre fotografia, e osannato negli anni a seguire dai fascisti come una combinazione di violenza e burla.” (Tratto da “Gli anni neri” di John Foot)

  6. https://www.treccani.it/enciclopedia/se-stesso-se-stesso-prontuario_(Enciclopedia-dell'Italiano)/
    Siamo “‘ntichi”. La prof.,che è molto più giovane di noi (e della Fallaci che aveva anticipato l’evoluzione della lingua), è aggiornata.😊

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