9 Comments

  1. Salah è patetico, ma alternative esistono per Milano ?

  2. La cosa che trovo incredibile e’ che una città come Milano che dal dopoguerra e’ stata il simbolo della operosità e del progresso per tutto il Paese, si sia imbarbarita al punto da eleggere come sindaco un nasone come Sala che e’ la negazione stessa della cultura, della storia e della civilta’ della Lombardia e della intera Italia !

  3. Probabilmente adducono la tesi che e’ un velo non imposto in questo caso, ma non cambia (credo) la sostanza delle cose

  4. Una “perla” di LaRepubblica :

    Borse di lusso e corpo esibito: perché difendo Liliane Murekatete, lady Soumahoro (di Concita De Gregorio).
    Un diversamente bianco è sempre da difendere ! ( impara Alfio ).

  5. Per le donne iraniane che hanno dato vita alla rivolta il velo rappresenta una restrizione e limitazione alla libertà personale, un simbolo di sottomissione al maschilismo, ma un’alta percentuale ( si parla del 90%) di donne mussulmane ha scelto liberamente di portarlo. Non vedo perché si dovrebbe imporre al Sumaya Qader di non portare il chador se rientra tra queste ultime.

  6. “non cambia (credo) la sostanza delle cose”
    Qual è la sostanza delle cose? E perché non cambia? Riporto alcune affermazioni fatte dall’interessata a proposito del velo: “il velo può essere un gesto femminista e ribelle. Perché,se fatto in libertà, è espressione dell’autodeterminazione di una donna, in coscienza e consapevolezza senza piegarsi a modelli preconfezionati.
    In alcuni Paesi è simbolo di oppressione. Comprendo questa idea. Perché in certi paesi e comunità islamiche lo è. Il velo, il niqab, il burqa e certi divieti sono contro le donne. Hanno l’obiettivo di annullarle e sottometterle. Sono ideologie figlie di società a tradizione patriarcale e misogine che interpretano la religione in questa chiave”…
    “l velo, che ha un valore religioso, diventa non più un indumento che copre la donna perché induce l’uomo in tentazione come molti esegeti musulmani hanno spesso insegnato, ma il velo diventa una volontaria scelta di espressione spirituale. Ci si priva dell’esibizione del proprio corpo (il velo non è solo coprire i capelli ma anche avere un abbigliamento che copre il corpo), come esercizio spirituale. Un gesto difficile, non per tutte, da qui il superamento dell’idea che debba essere obbligatorio, ma una scelta consapevole, spirituale. Questo non è comprensibile a tutti e non si pretende che lo sia ma si chiede rispetto per scelte diverse anche se possono turbare o non convincere.”

    • Ma “l’interessata” sarebbe capace di entrare in Consiglio comunale e lavorare con i suoi colleghi piddini senza il velo? Se è un simbolo religioso/spirituale dovrebbe toglierselo per rispettare la laicità del luogo. Non è così?

  7. Sarei pienamente d’accordo con te, Alfio, se l’Italia fosse un paese laico come la Francia, dove, nei luoghi pubblici, non è ammesso nessun simbolo religioso, neanche il crocefisso, ma, come tu ben sai, non è così. Nelle aule scolastiche, aule dei tribunali, ecc . il crocefisso è esposto.

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