Raccolta racconti satirici-horror
GLI SFOLLATI
Giovanni e la sua famiglia, moglie e due figlioletti, da due mesi erano costretti a vivere nella loro macchina. L’uomo era rimasto senza lavoro, e la banca, da quando aveva smesso di pagare le rate del mutuo, gli aveva confiscato la casa.
Anche la moglie, impiegata presso una ditta, aveva perso il lavoro. Sopravvivevano facendo lavoretti saltuari e lavorando un paio di giorni la settimana presso un’impresa di pulizie. Nello spiazzo, ai margini della città, dove avevano parcheggiato la loro macchina, nelle stesse condizioni vivevano altre tre famiglie. La sera, tutti insieme, si ritrovavano sulle panchine di un giardinetto spelacchiato, e mentre i bambini giocavano, parlavano delle loro grame prospettive e delle loro disgrazie. Avevano soprannominato quel luogo “Il Lacrimatoio“. Tutti quanti avevano fatto la solita trafila nelle varie associazione caritatevoli, di volontariato e di assistenza, ma tutte le volte gli era stato detto che prima venivano i migranti, poi gli autoctoni. Erano andati anche a chiedere alloggio in un palazzo occupato dai centri sociali, ma non appena avevano visto che erano italiani, erano stati cacciati fuori in malo modo. Per loro non c’era la possibilità di avere un tetto. Gli stranieri avevano la priorità.
Una mattina, Giovanni girando per la città in cerca di un lavoretto, trovò su una panchina un giornale. Si sedette e iniziò a leggerlo.
Vide una foto che lo folgorò. Si trattava di una trentina di “migranti” fotografati, ridenti e ben vestiti, davanti all’ingresso di un hotel a 4 stelle. Il giovane lesse il seguito, Apprese che gli africani sarebbero stati tenuti in albergo fino a che non si fosse trovata loro una “sistemazione dignitosa e un lavoro”. Inoltre ad ogni individuo sarebbero stati corrisposti 3 euro al giorno, sigarette, schede telefoniche e vitto. Si immaginò, insieme alla sua famiglia, su un gommone o su un vecchio peschereccio, mentre sbarcava su qualche costa del meridione, accolto con tutte le cure dai volontari della Caritas o di altre associazioni filantropiche. In quel momento gli balenò prepotentemente in testa un‘idea.
“ E perché no?!”
Prese la metropolitana e tornò alla sua “abitazione”.
Sua moglie con l’ausilio di un fornello da campeggio stava preparando un po’ di caffè.
“ Maria, quel tuo parente a Marsala fa sempre il pescatore?”
“ Sì, perché?”
“Telefonagli e digli che presto andrò a fargli visita…”
“Vuoi fare il pescatore anche tu?”
“No…no…”
Sì avviò verso le altre tre macchine di sfollati parcheggiate nella piazza.
“Aldo, Enrico, vi devo parlare!”
I due uomini impegnati nelle pulizie delle loro “abitazioni” riposero gli stracci e lo seguirono.
Giovanni porse loro il giornale: “leggete qui…”
I due lessero sottovoce l’articolo e poi lo commentarono.
“ Guarda che roba! Hotel a 4 stelle e noi cittadini di questo paese costretti a vivere in macchina!”
“ Amici, mi è venuta un’idea stupenda!”
“Mmmhhh…l’ultima volta che hai avuto un’idea, per poco non finivamo tutti e tre in galera…Volevi occupare un appartamento popolare che invece era stato occupato da una famiglia congolese. Per poco, se non fosse stato per quel commissario, ci arrestavano per violenza privata, violazione della proprietà e xenofobia…”.
“No, no…ascoltate prima di giudicare…” disse Giovanni.
“ Vendiamo le macchine e con il ricavato andiamo in Sicilia…”
“In vacanza?” chiese ridendo Enrico.
“No, andiamo ad imbarcarci…”
“Imbarcarci?! Mio Dio! Mi sorge un orribile dubbio…” disse Aldo facendo due passi indietro e mettendo le mani avanti…
“Aspetta Aldo, prima fammi finire…Dunque, ci facciamo portare al largo da un peschereccio e poi puntiamo su Lampedusa; ci raccolgono e poi tutti a villeggiare in un hotel a 4 stelle, all inclusive, gratis…Che ne dite?!”
I due amici si guardarono poco convinti.
“ Sì ma noi non siamo marocchini o tunisini, o siriani capirebbero subito che siamo dei migranti falsi…” obiettò Aldo.
“Ho pensato a tutto. Prima di imbarcarci bruceremo i nostri documenti; copriremo le nostre mogli con il velo; noi parleremo nel solito slang italo-marocchino tipo:’noi venire da Morocco…essere scappati da guerra e fame’ etc. Diremo che siamo già stati in Italia e che parliamo uno poco l’italiano; ci daremo nomi arabi…Ahmed, Mustafà, Omar etc. ci cospargeremo la pelle con qualche colorante per essere più credibili come magrebini. Diremo che fuggiamo dalle guerre, dalla fame e dalle persecuzioni. Basta studiare bene le parti in commedia e vedrete come i babbei dell’accoglienza cadranno nella trappola. Però dovremmo essere di più. Dobbiamo trovare altre famiglie alla disperazione…”
“Non sarà difficile…” rispose Aldo con un tono triste.
“Come faremo ad imbarcarci?” chiese Enrico.
“Il cugino di mia moglie è proprietario di un peschereccio, ma il caro- gasolio lo ha messo a terra. Mettiamo che siamo un centinaio persone e lo paghiamo 100 euro a testa. Per questa cifra ci porterebbe in America. Il piano è questo: ci imbarchiamo nottetempo nei pressi di Marsala; prendiamo il largo e poi ci dirigiamo verso Lampedusa. Il comandante dirà che ci ha raccolti su un barcone alla deriva. Scatterà l’operazione Mare Nostrum e per noi inizierà una nuova vita di agi e felicità!”
I due amici lentamente parvero convincersi della bontà dell’idea.
Dopo una settimana i tre contattarono una trentina capi-famiglia in condizioni economiche disastrose che, dopo aver ascoltato il piano, accettarono l’idea di trasformarsi in migranti. A tutti furono date due pagine fotocopiate con le istruzioni.
Giovanni partì per la Sicilia ad incontrare il parente pescatore, portandogli un anticipo di duemila euro e spiegandogli dettagliatamente il suo piano. L’uomo riconobbe che l’idea era geniale.
Una decina di giorni dopo circa 112 adulti, donne e bambini partirono in treno alla volta della Sicilia. Dopo tre giorni arrivarono a destinazione.
LA PARTENZA
Il peschereccio si avvicinò alla banchina del porticciolo. Sulla spiaggia brillava un falò: era quello dei documenti che venivano distrutti. Era buio e i falsi migranti iniziarono a salire a bordo. Dopo circa un’ora il comandante fece manovra e si diresse verso il largo. Per fare apparire i profughi stremati e infreddoliti, il giorno si bagnarono a vicenda con acqua di mare; le donne si coprirono la testa con il velo e tutti si spalmarono un olio abbronzante e tingente che li avrebbe fatti sembrare più scuri di pelle; gli uomini si erano fatti crescere la barba. Due giorni dopo il natante virò ad est, entrando nel corridoio navale dei migranti. A quel punto il comandante lanciò un SOS,
“ Qui peschereccio ‘Pinguino‘! Ho bisogno di aiuto! Ho raccolto oltre cento migranti! Ci sono molte donne e bambini. Accorrete presto! ” Il Comandante riferì la propria posizione.
“Arriviamo!” fu la risposta.
Giovanni con un megafono dette le ultime raccomandazioni ai suoi compagni di avventura : “ parlate il meno possibile! Esprimetevi in italo-marocchinese; imparate a memoria quelle decine di parole di arabo scritte sulle fotocopie! Capito?! Poi distruggetele e gettatele in mare“. Era passato un quarto d’ora dal SOS quando all’orizzonte apparve un elicottero della Marina Militare. Il veivolo sorvolò l’imbarcazione. Un’ora dopo la nave Diciotti, arrivata sul posto alla massima velocità, abbordò il peschereccio. Una scala scese dalla fiancata. Il mare era calmissimo e il trasbordo avvenne senza problemi. I “migranti” furono accolti con premura e a qualcuno dei naufraghi parve perfino con gioia. Furono tutti dissetati e dovettero mangiare per forza piatti di pastasciutta efinanco due fette di dolce a testa.
Il Comandante volle parlare con i falsi rifugiati.
“Qualcuno parla italiano?”
“Io!” rispose Giovanni alzandosi in piedi.
“Da dove venite”
“chi viene Maroccu, Tunisi, anche de Libia e Egittu, de Siria, capo. Sgabbiamo da guerre, fame, e dittatori…rais…”
“Dì ai tuoi amici che vi portiamo a Lampedusa; da lì verrete portati in tutta Italia. Auguro un buon viaggio a tutti voi.”
“Grassie capo. Ora io dire a tutti miei gombagni quello che tu hai detto!”
Un altro ufficiale (medico) si avvicinò a Giovanni.
“Avete documenti?”
“No, noi avere perduti in mare…”
“c’è qualche malato con voi?”
“No…no…noi tutti stare bene, tutti sani…”
“Ok!”
L’ufficiale si allontanò fischiettando.
Giunti sull’isola iniziarono le procedure di sbarco, decine di volontarie e volontari delle varie associazioni religiose e laiche si precipitarono loro addosso portando, caramelle cioccolatini, frutta, dolciumi. I “migranti” dovettero ingozzarsi per farli felici. Al porto arrivò, insieme ad una delegazione di “ragazzi” dei centri sociali, la sindachessa di Lampedusa, che dette loro il benvenuto.
“Il vostro arrivo, o fratelli , ci riempie il cuore di gioia; voi arrivate qui da noi come una ventata di aria fresca. Voi siete i benvenuti in questa nostra isola: chiedete e vi sarà dato!”
“Grassie per tue bone parole i bona accogliensa!”
“ L’Italia è ora la vostra terra!” disse la sindachessa con gli occhi lucidi dalla commozione.
“Grassie! Grassie!” risposero in coro i falsi migranti.
“Ora venite dietro di me. La sistemazione è provvisoria, ma sul continente sarete trattati con tutti i riguardi!”
Giovanni-Ahmed si mise dietro la donna e fingendo di inciampare le rovinò addosso. La donna spinta, violentemente, cadde a terra , sbattendo il suo enorme naso aquilino contro la pietra. Fiotti di sangue le inondarono il volto e il vestito.
“Escusa non fatto aposta…disgrassia…escusame seniora…”
La donna si rialzò aiutata da alcuni suoi scagnozzi e rivolta al falso migrante, con il volto insanguinato, sforzandosi di sorridere disse:
“Fratello, tranquillo, non è niente. Non è colpa tua. La colpa è mia che mi sono messa davanti a te…”
“Grassie seniora. Stata disgrassia…”.
I “profughi” furono messi in una struttura su una
collinetta. Restarono, accuditi dai volontari, ma nonostante la premura di questi ultimi, nessuno parlò di partenze.
“Perché ancora non ci hanno mandati negli alberghi a 4 stelle?” chiesero Aldo ed Enrico a Giovanni.
“Lo so io perché! Per ottenere qualcosa subito dobbiamo mettere a ferro e fuoco questo luogo e magari creare disordini in città!”
“Giusto!” disse Enrico. “lo fanno sempre quando vogliono ottenere qualcosa!”
Buttarono giù un piano.
Le donne iniziarono a dar fuoco alle suppellettili e ai materassi, mentre gli uomini, armati di bastoni e spranghe, scesero verso l’abitato, dove iniziarono a devastare negozi e bar e a saccheggiare magazzini. In queste azioni di guerriglia furono immediatamente aiutati da “i ragazzi” dei Centri Sociali che fecero fronte comune con i falsi migranti. Le forze dell’ordine, consce dei rischi che avrebbero corso a torcere un solo capello ai “profughi”, si guardarono bene dall’intervenire. Intervenne invece la sindachessa con il volto tumefatto coperto di garze e cerotti che riuscì a riportare la calma con la promessa di un rapida partenza verso il continente.
Ventiquattro ore dopo furono imbarcati su un traghetto e portati a Napoli dove, saliti su un aereo furono portati a Milano. Il centinaio e passa di “profughi” fu diviso in una decina di gruppi ognuno dei quali fu ospitato in prestigiosi alberghi in rinomati luoghi di villeggiatura.
Qui ebbero finalmente pasti con menù alla carta, camere accoglienti e spaziose, bagni, letti puliti e abiti nuovi.
Maria abbracciò il marito.
“Sei stato un genio!”
“Grazie amore!” rispose Giovanni orgoglioso della felicità della moglie, dei figli e degli amici di sventura.
IL PRETE
Dopo alcuni giorni, nello stesso albergo arrivarono una ventina di maghrebini, reduci da un ennesimo “viaggio della speranza” attraverso il Mediterraneo. I due gruppi però non legarono e le ragioni erano evidenti.A quel punto alcuni nord-africani esternarono al delegato della Caritas i loro dubbi.
“ No pregano mai verso Mecca…Mangiare carne maiale…Quelli non essere muslimani… e poi non rispondere mai in arabo…”.
Il prete insospettito avvertì i responsabili del locale Comitato di Accoglienza . Furono messe delle microspie nelle stanze. Dopo pochi giorni la verità venne a galla!
Il prete assieme ai responsabili del Comitato e dopo aver allertato le Forze dell’Ordine e i media, denunciò i falsi profughi.
“ Sono degli impostori che speculano sulle disgrazie e il dolore dei veri migranti!”.
Una troupe di Piazza Pulita, condotta da Corrado Formigli in persona piombò nell’albergo. Il giornalista che aveva avuto una dritta. fiutò lo scoop. Facendo finta di condurre – tanto per cambiare – un’inchiesta sui muigranti, incontrò Giovanni, Enrico e Aldo. Sulle prime i tre uomini si rifiutarono di rispondere alle domande incalzanti del conduttore. Poi proclamarono confusamente la loro innocenza. La trasmissione in diretta assunse toni drammatici. I tre, fra le lacrime, ribadirono di essere profughi siriani, ma il prete, che aveva assistito alla penosa scena, fece allora intervenire un mediatore culturale che iniziò a porre delle domande in arabo. Giovanni che aveva imparato una decina di frasi di circostanza, ripeté in continuazione:“noi siamo profughi siriani…noi siamo profughi di guerra…”.
Si creò una situazione di stallo. Il prete, in combutta con Formigli, escogitò un piano per smascherarli definitivamente. Si trattava di un “rituale” che in passato aveva funzionato alla perfezione. In una trasmissione del “maestro” di tutti i conduttori di sinistra, Michele Santoro, fu invitato una volta il segretario della Lega Salvini, che in presenza della ministra Kyenge, per dimostrare di non essere razzista, fu costretto a mangiarsi un casco di banane, notoriamente frutto antirazzista per eccellenza. Superò dopo sforzi sovrumani a malapena la prova.
Pochi giorni dopo, negli studi di Piazza Pulita, tutto fu approntato per il “rito”. I tre furo portati nella sala, strapiena di persone chiaramente colpevoliste nei loro confronti. Furono fatti sedere su degli sgabelli di fronte ad una poltrona-trono, dove si assise la ex- ministra Kienge chiamata all’uopo. Le telecamere ripresero l’avvenimento che fu trasmesso a reti unificate. I riflettori erano puntati su i tre che sudavano abbondantemente. La Kyenge si fece portare su un tavolo un casco di banane.
“Ora proscederemo alla verificà. Si voi siete veri profughì e non impostori xenofobi e rassisti, manscerete le banane chi io vi darò. Si no, sarete condannati!”
La ex-ministra iniziò a staccare i frutti e a porgerli ai tre. L’ ordalia ebbe inizio. Gli occhi del pubblico e di milioni di telespettatori erano fissi sui volti imperlati di sudore dei tre. Ogni piccolo segnale di disgusto o di rigetto sarebbe stato letto come una confessione indiretta di razzismo.
Verso decima banana i tre iniziarono a vomitare. La Kyenge fece un balzo indietro e puntando in dito urlò:
“Son degli impostori! Arrestate questi rassisti e xenofobi!”
Da pubblico inferocito composto in massima parte da equipaggi delle ONG, da cooperanti dei centri di accoglienza, si alzarono urla e insulti al loro indirizzo. I poliziotti riuscirono a malapena a sottrarre i tre alla folla inferocita. Formigli, assistito nello speciale da un “parterre de rois” composto Giovanni Floris, Lilli Gruber, Roberto Saviano, dalla Capitana Carola e tanti altri, sorrise beffardamente, mentre mangiava la sua dodicesima banana.
Il centinaio di falsi profughi fu rintracciato nei giorni successivi e tutti furono arrestati. In base alla legge Mancino furono condannati a lunghe pene detentive.
Uscirono di carcere dopo cinque anni, grazie ad un’amnistia.
Senza lavoro, senza casa e senza auto, i tre, con le loro famiglie, riuscirono a prendere in affitto una vecchia roulotte in un ex-campo nomadi. I rom infatti da anni lo avevano abbandonato per andare a vivere in comode villette in collina. Da tempo nel campo vivevano solo italiani.
FINE
L’ORA X
Per una curiosa combinazione astrale quel giorno di Febbraio del 202X il 99% del popolo italiano sarebbe stato chiamato a raccolta davanti la TV. C’era il Festival di Sanremo e per chi non fosse stato interessato alle canzonette, sui canali della concorrenza andava in onda un reality seguitissimo: “Savana Selvaggia” trasmissione che vedeva personaggi famosi girare per una spiaggia keniota in costume adamitico e dopo una serie di giochi, vincere una “preda”con la quale accoppiarsi davanti alle telecamere. Infine nello stesso giorno la sera sui social, soprattutto i giovanissimi seguivano “Salva il Mondo” un gioco “verde” che assegnava al vincitore settimanale, un incontro con Greta e un selfie con lei. Giovanni faceva parte dell’1% degli italiani che non avrebbero guardato questi programmi.
Si accomodò sulla poltrona e iniziò a leggere un libro. Quasi mai usciva di sera, anche perché le strade erano frequentate in maggior parte da “rifugiati”arrivati a milioni durante gli ultimi anni. E fare una passeggiata serale non era proprio salutare.
Fu verso le 10 di sera che l’uomo sollevò gli occhi dalla lettura: Sentì degli urli che provenivano dalla strada.
Poi sentì alcune esplosioni e un crepitio. Pensò a fuochi d’artificio. Dalla finestra si avvide che alte colonne di fumo si alzavano minacciose nel cielo notturno.
Accese la Tv per vedere se c’era qualche notizia su quanto stava accadendo fuori.
Niente. La tv continuava a trasmettere San Remo e “Savana Selvaggia”. Sugli altri canali solo vecchi film in bianco e nero ripescati da qualche magazzino. Le urla e i rumori per la strada, aumentarono. Giovanni ritornò alla finestra.
Vide bande giovani che correvano lungo la via. Alcuni di loro avevano in mano qualcosa di forma tondeggiante, ma lì per lì non capì. Poi vide qualcuno roteare un machete. Un appartamento di fronte al suo era andato a fuoco. Fu allora che aguzzando la vista, si accorse che quei “palloni” che quei giovani avevano in mano, erano teste!
Sentì corrergli un brivido lungo la schiena. Si attaccò al telefono e fece il numero dei carabinieri, ma nessuno rispose.
Chiamò la polizia. Una voce dall’altro capo della linea rispose urlando: “Allah u Akbar!”
PREMIO OSCAR
Carlo G. era un giovane regista. Aveva al suo attivo una serie di lungometraggi che avevano vinto un paio di premi e ricevuto lusinghieri apprezzamenti da parte di alcuni critici, tuttavia, nonostante questo promettente inizio, non era riuscito a fare il salto di qualità sul quale puntava. Aveva presentato un paio di sceneggiature ad altrettanti importanti produttori. Da tutti aveva ricevuto la stessa risposta:
Sono storie molto belle, ma datate. Storie d’amore in contesti socialmente scomparsi. A chi vuole che interessi la storia di una giovane operaia che ama un giovane disoccupato. E poi la denuncia sociale…suvvia! Oggi ci sono altre storie da raccontare: storie che riguardano nuove realtà: immigrati, gay, il pericolo fascista-sovranista. Provi a cimentarsi con queste tematiche, poi ne riparliamo.
Carlo era uscito dai colloqui alquanto demoralizzato, ma obiettivamente riconobbe che i produttori non avevano tutti i torti. Doveva passare a raccontare storie ambientate in contesti post-industriali ed abbandonare narrazioni legate ad un passato ormai chiuso e a confrontarsi con le “nuove realtà”.
Tornato a casa si mise a scrivere.
Sceneggiatura “Mamhoud”
La storia prende le mosse da un barcone partito dalle coste libiche e “intercettato” da una nave ONG. Il protagonista, Mamhoud è un giovane senegalese imbarcatosi per venire in Italia in cerca di un futuro migliore. Sulla nave ONG conosce Petra, la giovane tedesca capitana della nave.Un colpo di fulmine. Con lei inizia una storia d’amore. La loro nave all’inizio è costretta dal crudele ministro degli Interni Falvini a fermarsi per settimane, sotto la canicola agostana, a poche miglia dall’isola di Lampedusa, ma la ferma reazione della magistratura e delle forze democratiche e umanitarie, costringono alla fine il Falvini a retrocedere. Intanto alcuni giornalisti a bordo hanno iniziato a parlare in termini lirico-romantici del legame fra il migrante e la Capitana. La notizia fa il giro del mondo. Il Ministro degli Interni diventa una specie di Don Rodrigo che intende impedire l’amore fra i due giovani. Lo sfregio all’immagine costringerà il Falvini alle dimissioni e a rifugiarsi in una località marina dell’Adriatico dove sarà scovato da alcuni giornalisti sulla spiaggia ubriaco e in mutande. Una volta sbarcati i due diventano l’icona dell’integrazione. Interviste, articoli, servizi televisivi, incontri con le autorità, fra cui il Papa Francisco e il presidente Mattarello. Infine l’incontro più importante: quello con Greta che da’ il crisma ufficiale all’unione. Ma il destino avverso è dietro l’angolo. Mentre i due si trovano in un giro di conferenze in Veneto, vengono assaliti da una banda di fascio-leghisti. Mamhoud sta per avere la peggio, ma riesce a fuggire, rifugiandosi dentro una chiesa. Qui un giovane prete gay lo accoglie, lo nasconde dalla furia razzista e lo cura. Passano i giorni e i due si innamorano l’uno dell’altro. Petra nel frattempo salvata dalla polizia, viene ricoverata in ospedale. Si dispera perché non sa dove è il suo Mamhoud. La giovane è incinta e attende due gemelli. Alla fine l’incontro fra i due. Mamhoud le rivela il suo amore per il prete. Petra laicamente capisce la situazione e torna in Germania dove darà alla luce due bambini. Il giovane senegalese nel frattempo prepara le nozze con il giovane sacerdote. Papa Francisco concede la dispensa e i due potranno sposarsi in chiesa, ma il crudele ex- ministro Falvini, spalleggiato da bande di cattolici tradizionalisti, indice una manifestazione con fiaccolata sotto la canonica. Qualcuno getta una torcia attraverso una finestra aperta appiccando il fuoco. I due amanti muoiono fra le fiamme. Termina così in tragedia la storia di Mamhoud.
Splendida! CAPOLAVORO!!! urlò il produttore.
Con questa storia vinciamo l’Oscar. Caro Carlo sei un genio! tu hai stoffa. Diventerai famoso!
Un mese dopo iniziarono le riprese. Il film decantato dalla critica ufficiale italiana come un capolavoro vinse tutti i premi disponibili in Europa: Venezia, Cannes, Berlino ed infine ebbe la nomination per l’Oscar. A Los Angeles spopolò e vinse la statuetta. La stampa mondiale consacrò Carlo G. come una rivelazione e una promessa del cinema mondiale.
RACCONTO HORROR
In seguito alle direttive della Kommissione europea sul contrasto e la cura delle malattie
psico-politiche sovraniste, il governo italiano emanò un Decreto Legge che prevedeva il ricovero
coatto di circa 8.000 sovranisti, politici, giornalisti, intellettuali fino ad arrivare ai
dirigenti periferici dei partiti di cdx. in appositi Campi di Rieducazione Mentale, chiamati
Psico-gulag. Il Decreto fu immediatamente firmato dal Presidente Nattarello A capo della rete di questi
campi fu chiamato il noto scrittore Roby Taviano che a sua volta nominò 8 collaboratori di sua fiducia
che avrebbero dovuto dirigere altrettanti campi:
Oliviero Dos Cani, Don Sbianca L’Ani, Don DiCiotti, Bad Nerner, Dino Sauro Senesi, Laura Poldrina,
Gino Estrada, Cecyle Kyonge.
L’aspetto medico-terapeutico fu affidato a un’ equipe di psicanalisti al capo della quale fu nominato il noto
psicoterapeuta di Bibbiano, il dott. Poti. La cura prevedeva:
1) ascolto 24h su 24 di “Bella Ciao”;
2) visione serale di “Fuocammare” ed altri film cult immigrazionisti;
3) dieta a base di sardine a colazione, pranzo e cena;
4) esperienze migrantesche quali naufragi in apposite grandi vasche, camminate a piedi nudi etc.;
5) sermoni domenicali e festivi di Bergoglio con esegesi di Gianrico Farofiglio;
6) Visite mensili di Carola e di altri rappresentanti delle ONG con relative conferenze;
7) Svago: visione delle repliche dei farneticanti racconti antirazzisti di Stefano Massini andati in onda a Piazza Pulita;
Al termine della “cura” il protocollo prevedeva la richiesta del “dolce addio”, ossia la morte serena
con l’assistenza psico-morale di Don Sbianca L’Ani e dei suoi chierichetti.
Amen
“1984” quarant’anni dopo…
1984″ 40 anni dopo…
Winston Jr occupò il posto che era stato del nonno al Ministero della Verità. La sua fedeltà al Grande Fratello,
la sua competenza nella storia del cinema e nella correzione digitale – così era chiamata la cancellazione/ricostruzione delle scene e del linguaggio politicamente scorretto – gli avevano fatto guadagnare la
direzione dell’Ufficio “restauro” della Cineteca Storica. Gli fu affidato un compito non indifferente: la correzione
di uno dei film più visti di tutti i tempi: “Via con il Vento“. Il ministero aveva chiuso negli scantinati questo film considerato razzista, omofobo, xenofobo e anti-democratico. La sua pericolosità era stata classificata di fascia rossa, su una scala di quattro colori, rosso, arancione, giallo e verde. Per diventare di nuovo visibile doveva ricevere il timbro azzurro della Kommissione Superiore. Winston e la sua equipe di collaboratori si mise al lavoro. Fu approvata una nuova sceneggiatura i cui punti fondamentali furono: l’abolizione del linguaggio razzista e la riscrittura radicale della story cinematografica.
Alla prima del “restauro” l’ufficio di Winston Jr ottenne la lode della Kommissione Superiore. La sceneggiatura fu totalmente trasformata.
Rossella O’Hara dopo la sconfitta del Sud divenne l’amante del mandingo Big Sam divenuto governatore della Georgia e con il quale poi si sposò ed ebbe 14 figli; Melania Hamilton, abbandonato il marito Ashley Wilkes, andò a vivere con una ex-schiava di colore; Ashley e Rhett Butler divennero gay e si sposarono a Savannah; Mamie divenne una proprietaria terriera padrona di oltre mille schiavi bianchi; il soldato nordista disertore che nel film originale tenta di rapinare Rossella, fu trasformato in un disertore sudista pre-nazista che nel film sbraita insulti razzisti e anti-semiti, prima di essere ucciso dalla protagonista. Il nuovo Via con il Vento si conclude con una grande festa arcobaleno nel parco delle 12 Querce con danze tribali e merende a base di topi e insetti. Il film “purgato” fu presentato al Festival Mondiale del Cinema di Città del Capo dove ottenne il premio Nelson Mandela.
Black Swan

Documento ritrovato fra le rovine di Palazzo Chigi nel 2064.
“Si era giunti al termine dei Tempi. Questo i Signori del Mondo lo sapevano benissimo. Tutti abili finanzieri, si rendevano conto che la Grande Bolla sarebbe esplosa di lì a poco trascinando il mondo nel baratro. Che fare? Era fondamentale resettare tutto: economia, politica, religioni, antagonismi nazionali ed etnie. Le opzioni erano quattro, come i Cavalieri dell’Apocalisse: carestia, guerra, pandemia, morte dell’umanità. La Guerra fu esclusa: i Signori volevano venire in possesso delle ricchezze della Terra intatte e soprattutto interessavano loro le infrastrutture in buono stato; la Carestia avrebbe potuto portare a conflitti fra le popolazioni e l’autorità costituita, i cui esiti sarebbero potuti sfuggire loro di mano; la Morte dell’umanità tramite la fine della procreazione attraverso aborti, genderismo e ideologia LGBT avrebbe richiesto troppo tempo e fu scartata; rimaneva la Pandemia. Il Concistoro Segreto dei Signori del Mondo stabilì che quella era l’unica via percorribile: avrebbe diminuito la popolazione mondiale, avrebbe lasciate intatte ricchezze e infrastrutture, e soprattutto, creando panico, avrebbe fatto sì che la gente, spaventata, si sarebbe chiusa nelle proprie case senza ribellarsi alle autorità, legate ai Signori del Mondo. I laboratori segreti militari da tempo stavano lavorando a questo progetto: era stato preparato un virus a “geometria esponenziale variabile”, cioè in grado di colpire per età, per gruppi etnici e per genere, con un grado di aggressività a seconda delle necessità. Ovviamente per i “prescelti”, dai gradi più alti all’ultimo degli “untori” era stata garantita la vita grazie ad un vaccino polivalente speciale.
Fu deciso di testare il virus partendo dalla Cina. Fu messo in giro all’inizio un agente patogeno che avrebbe causato una mortalità relativamente bassa, intorno al 3%, per poi portarla fino al 10% e infine fino al 70-80%. La sperimentazione riuscì perfettamente. Fu poi testato in Europa, in Italia e Spagna) con una mortalità del 10% e anche in questo caso il virus funzionò alla perfezione. Ma la cosa più importante per i Signori del Mondo furono i risultati psicologici e gli effetti sociali della Pandemia: la manipolazione dei popoli. La gente terrorizzata obbedì totalmente ai decreti liberticidi che via via venivano emanati dai governanti e a parte qualche voce dissonante, bollata come complottista, il 99% delle persone accettò di buon grado di farsi condurre supinamente al macello. Intorno al mese di Agosto, l’Operazione Cigno Nero subì una sosta, già pianificata. Le morti e i contagi diminuirono drasticamente. La gente incurante degli appelli a tenere la guardia alzata lanciata da alcuni studiosi, uscì dalle case, dandosi alla pazza gioia per lo scampato (così pareva a loro) pericolo. Non sapevano, meschini, che in autunno sarebbe partita la nuova Operazione: Cigno Nero2. A metà Ottobre, infatti, decine di “untori” accesero nuovi focolai nel mondo. Fu l’olocausto. La primavera successiva vide la popolazione mondiale sfiorare i 500 milioni di abitanti. Il mondo era stato resettato. Il ciclo della vita, governato dai signori del mondo riprese lentamente il suo cammino. In Europa il 70% degli uomini erano stati eliminati. In compenso le donne poterono continuare il loro compito biologico, quello cioè di procreare e perpetuare la specie , grazie al piano Kalergi, e ai milioni di giovani e aitanti immigrati, portati precedentemente nel continente e misteriosamente preservati dalla pandemia.
L’europa decadde rapidamente diventando una terra celebre per le sue favelas, per i gioiosi carnevali e per le ballerine di Zumbo* (NdS)
- danza neo-tribale afroeuropea con ballerine discinte e provocanti.
Racconto semi-serio

Dopo la caduta di Trump in seguito alle rivolte di piazza, il nuovo presidente Joe Biden promulgò una serie di leggi
che avrebbero tutelato in modo ferreo la minoranza afro-americana. La polizia per esempio non avrebbe mai potuto
arrestare una persona di colore senza il benestare di un giudice afro-americano e anche l’arresto sarebbe dovuto avvenire secondo regole precise e con le
dovute cautele. I poliziotti, infatti, avrebbero dovuto arrestare il presunto sospetto in ginocchio.
Inginocchiarsi di fronte a persone di colore, quando
queste lo avrebbero richiesto, divenne un obbligo morale. Questi atteggiamenti di deferenza presero piede particolarmente in Europa.
Papa Francesco dette il primo esempio, gettandosi ai piedi di una delegazione di migranti e baciando loro le ciabatte.
Questa moto spontaneo suscitò l’ammirazione e le lodi di tutto il mondo politico italiano e europeo.
Il governo e il Comitato di Salute Pubblica emanarono un DPCM grazie al quale si favorì questa pratica. Per le strade si videro i celebri vigilantes della Milizia Volontaria della Salute Nazionale voluti dal ministro Boccia,
(60.000 sardine, centrisocialini, Anpi etc) costringere i passanti ad inginocchiarsi di fronte agli africani.
Chi lo faceva volentieri otteneva un certificato di civismo antirazzista; chi si rifiutava veniva tracciato con un’ app quale “razzista”. Moltissimi per evitare conseguenze preferirono adeguarsi a questa pratica. I rari ultraottantenni sopravvissuti alla tanto attesa e preannunciata “seconda ondata di Covid”, furono esentati, come del resto i politici. Fu chiesto loro solo un inchino. Fu in questo contesto che oltre a quello delle mascherine fu reso obbligatorio anche l’uso delle ginocchiere. In un primo tempo non ve n’erano a sufficienza, ma grazie all’attivismo del Capo della Protezione Civile Borrello e al Commissario Straordinario Alcuri e agli acquisti massicci di ginocchiere cinesi
si riuscì ad ovviare alla mancanza. Anche le star della TV: i celebri virologi, epidemiologi, scienziati, esperti etc., ospiti dei vari
covid- show, dettero il loro benestare all’uso delle ginocchiere che, come sostennero, salvavano da sbuccicature e infiammazioni delle rotule e del menisco.
Si raccomandarono solo di lavare più volte al giorno queste delicate parti del corpo e disinfettarle con l’amuchina o altri prodotti.
V-Day o l’iniezione letale

Il 27 Dicembre 2020 fu ricordato come il V-Day, ovverosia il Vaccine -Day o Victory-Day. Una data che segnò la vittoria della Luce sulle Tenebre covidiane. Non per nulla El Papa propose di spostare il Natale dal 25 al 27 Dicembre in ricordo dell’Avvento del Vaccino. La proposta venne accettata con entusiasmo da tutte le forze politiche, sanitarie, religiose e sindacali. Questo giorno fu celebrato come l’inizio della Liberazione (o del Tanaliberatutti) e della sconfitta dell’oscurantismo nazi-negazionista e terrapiattista; il giorno in cui gli eserciti No-Vax , messi in fuga dalle truppe guidate da i tre Virologi, ritornarono nelle oscure contrade dove regnavano incontrastate le fake-news, la superstizione e l’odio per la Scienza. Ma come ogni vittoria, anche questa ebbe il suo costo. I Sì-vax vinsero, subirono perdite non indifferenti. All’inizio si trattò solo di svenimenti, eczemi, brufoli, pustole che però, con il passare degli anni portarono a sgradevoli mutazioni quali: crescita di antenne sulla testa, lunghe zampe anteriori, mediane e posteriori; occhio composto, ali anteriori e posteriori, carapace. Insomma ci fu una metamorfosi imprevista e imbarazzante. I Vaccinati, sprofondati nella più nera disperazione, si rivolsero ai Virologi per tornare allo status ante vax. Chiesero loro un contro-vaccino, supplicandoli e minacciandoli, ma gli scienziati non sapendo che pesci prendere, spaventati e intimiditi dalle minacce, decisero di porre fine alle sofferenze dei Vaccinati e fingendo di iniettare loro un antidoto, inocularono negli sventurati tre sostanze: Penthotal, Pavulon e Clorulo di Potassio. Finis.
Revisionismo Politicamente Corretto

Sotto la spinta rivoluzionaria del BLM e del revisionismo storico politicamente corretto della sinistra, che sta rinnovando radicalmente la storia degli ultimi secoli, dei costumi, del linguaggio, della letteratura, della cinematografia e che ha fatto uscire dagli dagli stereotipi etnici personaggi storici e mitologici quali Achille, Cesare, Anna Bolena, Beethoven, la nuova cinematografia, dicevamo, sta per cimentarsi in un kolossal storico sulla vita di Napoleone Buonaparte, interpretato dall’attore afro-giamaicano Sylvester Biden. Il film avrà un finale distopico: Napoleone vincerà i russi e caccerà lo Zar, interpretato da un attore curiosamente somigliante a Putin; infine sconfiggerà a Waterloo Wellington, curiosamente somigliante a Donald Trump, ponendo così le basi di nuova Europa Unita. Il film terminerà con la battaglia finale contro gli ultimi nemici della Nuova Europa (la marescialla Marine du Le Penne e il generale Mattia von Salvinoff) riunitisi nella Lega dei Popoli Sovrani, sconfiggendoli nei pressi di Bruxelles che diverrà la capitale del nuovo Impero.
Grande scrittore!
Grazie Andrea. 😉