Racconti fantastici
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11a Puntata
La radio iniziò a gracchiare. La rossocrinita ministra ascoltò attentamente, mentre
Alfred le stava vicino. Si capì solo di un “proditorio” attacco dall’Est e di
infiltrazioni di truppe attraverso il Brennero. Nient’altro. Poi lo speaker, con voce
stentorea, annunciò che a Milano, il nuovo Procuratore della Repubblica,
Bokassini, aveva ripreso possesso del Palazzo di Giustizia dove, freneticamente si
stava lavorando per organizzare il processo al “despota” e ai suoi “scherani”. Secondo
l’annunciatore il processo sarebbe stato trasmesso in mondovisione dalla CNN, Al
Jazeera e Sky. Fu poi annunciato l’imminente arrivo del Maresciallo Finoglio e dei suoi
collaboratori. La ministra fece una smorfia, capì che dopo il processo, non ci sarebbe
stato scampo per loro.
«Vogliono ucciderci tutti…» disse guardando l’ufficiale.
«Cosa ve lo fa pensare?» chiese Alfred.
«Hanno eretto in Piazza San Babila una pensilina e vi hanno appeso delle funi…»
«Prima che vi prendano, dovranno passare sui nostri cadaveri!»
«Grazie tenente…» disse la donna guardandolo con aria dolce e triste.
«Devo riferire al Capo le ultime notizie…»
Uscirono nella piazzetta dove erano parcheggiate le macchine.
Berlusconi era sceso a sgranchirsi le gambe.
«Novità?» chiese.
«Pare che dal Brennero e dai confini orientali stiano intervenendo truppe straniere, Silvio…»
«Putin?!»
«Parrebbe di sì… Però ci sono anche notizie poco piacevoli…»
«Cioè?»
«I giudici stanno preparandoci un processo. Verrà trasmesso in Mondovisione dalle tv di Murdoch…»
«Maledetto sia! Mi ha sempre odiato… Non mi prenderanno vivo”!
«Silvio,» intervenne Calderoli, «occorre proseguire verso nord. In Valtellina saremo al sicuro…
Inutile rimanere qui.» Poi rivolto al tenente disse:
«Voi con i vostri uomini andrete in avanscoperta. Se ci saranno problemi ci avvertirete per radio!»
Il tenente e i suoi uomini scattarono sull’attenti
e salirono su due fuoristrada.
«Vengo con voi tenente…» disse la Brambilla imbracciando un kalashnikov.
«Michela, cosa fai?!» le chiese Berlusconi.
«Se devo morire, voglio morire combattendo. Non mi farò mai prendere viva e processare!»
La donna salì sul fuoristrada, mettendosi a sedere accanto ad Alfred.
La vettura partì, seguita a distanza dal corteo di macchine, guidato da un blindato della Brigata
Verde di Gallarate.
Il viaggio prosegui senza problemi fino alle vicinanze di Dongo. Qui il fuoristrada dovette fermarsi.
Alcuni tronchi erano stati messi di traverso sulla strada.
«Presto! Tutti giù!» urlò il tenente proteggendo con il suo corpo la donna.
Si ripararono dietro alcune rocce mentre una
gragnuola di proiettili colpiva la vettura.
«Arrendetevi!» intimò una voce.
«Mai!»
«Volete patteggiare?»
«Sentiamo quali sono le condizioni…» rispose il tenente, ordinando a uno dei suoi di correre
incontro al corteo che li seguiva visto che la radio era rimasta a bordo del fuoristrada colpito.
Due fazzoletti bianchi sventolarono. Alfred si alzò.
«Tenente, potrebbe essere una trappola… Stia attento…» sussurrò Michela.
«Starò attentissimo…»
La donna lo guardò e sorrise.
Dietro la barricata di tronchi vide alcuni partigiani. Uno di loro, portava il copricapo dei giudici con
una stella rossa e con indosso una toga consunta.
Scavalcò i tronchi e si avvicino all’ufficiale.
«Sono il Commissario Giudiziario Pier Ballini delle Stalle della 52ª Brigata “Davigo”. Se ci consegnerete
le armi sarete trattati come prigionieri di guerra secondo la Convenzione di Ginevra…»
disse sfoderando un ghigno inquietante.
«Sono il tenente Alfred Casiraghi, comandante di 28a Compagnia della 16ª Brigata Verde “Sforzesca”. Se ci
consegnerete le armi sarete trattati come traditori e sarete giustiziati mediante fucilazione alle spalle…»
Il Commissario Giudiziario sgranò gli occhi, tramutò il suo ghigno in una smorfia di rabbia e si allontanò imprecando.
Poco dopo iniziò una fitta sparatoria.
Michela guardò Alfred. «Le vostre trattative, a quanto pare, non sono andate a buon fine…»
«Ho chiesto loro di arrendersi e di farsi fucilare…»
La donna iniziò a ridere di gusto, mentre le pallottole laceravano l’aria.

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