
Quando abbiamo di fronte un nemico che ci sfugge, che è indefinibile e oscuro, il nostro primo istinto è quello di alzare la voce insieme ad altri per farsi coraggio a vicenda e per spaventare la presenza ostile. E’ qualcosa che affonda le radici negli stati profondi del nostro essere. Probabilmente i nostri progenitori cavernicoli di fronte ad una tigre con i denti a sciabola, reagivano con un ruggito o con un urlo sovrumano. Questa risposta istintiva al pericolo è poi passata nelle guerre: pensiamo agli haka maori, al rimbombo cupo e lugubre degli scudi scossi dalle daghe dei legionari romani, al rullare ossessivo dei tamburi durante le battaglie. La stessa cosa accade a noi pacifici, moderni e democratici cittadini del terzo millennio, impauriti e disabituati a guerre, carestie e epidemie. Non potendo usare tamburi o scudi o emettere urli guerreschi, ricorriamo a più pacate chitarre, fisarmoniche, pifferi e quant’altro, strimpellando e cantando dai balconi e dalle finestre l’inno nazionale o canzonette che, invece di spaventare il coronavirus, lo sollazzano . Un modo per sentirci vivi, vicini gli uni agli altri e per esorcizzare le paranoie e il panico. Qualcuno per associare qualcosa all’ “Italia che resiste”, intona Bella Ciao. Altri, presi da un sacro fuoco patriottico intonano l’inno nazionale. Insomma alla fine della fiera, chiuse finestre e balconi, ognuno torna a far compagnia alle proprie paure e alle proprie ansie fino al prossimo invito a porre sui balconi e sulle finestre magari il solito lumino.
Questo è il ballo del qua qua
E di un papero che sa
Fare solo qua qua qua
Più qua qua qua
Mamma papera e papà
Con le mani fan qua qua
E una piuma vola già
Di qua e di là
Le ginocchia piega un po’
Poi scodinzola così
Batti forte le tue mani
E fai qua qua
Con un salto vai più in là
Con le ali torna qua
Ma che grande novità
È il qua qua qua
Prendi sotto braccio
La felicità
Basta aver coraggio
All’arrembaggio
Col qua qua quaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
E’ qualcosa che affonda le radici negli stati profondi del nostro essere!!!
la musica originale è stata composta negli anni cinquanta dal musicista svizzero Werner Thomas per i matrimoni e in america è diventata un must proprio nelle nozze;
è poi stata adattata con parole diverse in molteplici nazioni;
Molti, senza rendersene conto, cantano: “Siam pronti alla morte”.
Non so quanti lo sanno, ma del Canto degli italiani gli italiani stessi si vergognano e dovrebbe essere vietato ai minori. Infatti, alla inaugurazione di Expo c’era un coro di bambini che, modificando il testo, ha cantato “Siam pronti alla vita”. Mah.
infatti chi l’ha composto è morto a vent’anni (coerenza)
per qualcuno l’inno perfetto è quello riportato sopra
guardando l’immagine ci si accorge di una piccola ambiguità:
la V fatta con le dita potrebbe anche essere l’iniziale di vairus
Chi è italiano canta l’inno nazionale ed espone il tricolore. Chi canta bella ciao ed espone arcobaleni , o peggio , è un cialtrone dalle idee confuse…..
Si… quei lumini rivestiti di plastica rossa.