La guerra
Nel Giugno di quell’anno, l’esercito franco-piemontese, invase il Lombardo-Veneto.
E con la guerra arrivò la resa dei conti. La sera seguente l’attacco proditorio,
nella villa di Arcore, Bruscoloni convocò tutti i capi della cospirazione: Calderolo,
Gianfino Gianfinoglio, Pisapippa,
Gostanzosciò, Svendola e altri. Una trentina di “fratelli” fra cui anche Calderolo e Franz K.
Il comandante avvertì i suoi uomini a tenersi pronti.
La sera, la Compagnia, finalmente con la divisa nera del Kaiser Geheime Buro e l’aquila d’argento, si
mise a cavallo alla volta della villa di Bruscoloni
Franz K avrebbe dato il segnale del via all’operazione, attraverso la luce di una candela che avrebbe
acceso e poi spento e poi riacceso, dalla finestra di un bagno che dava sul parco, in direzione Est.
Il momento tanto atteso era arrivato. Il conflitto era scoppiato e loro, la Compagnia Nera, sciolta da
ogni vincolo, grazie allo stato di guerra, si preparò a presentare il conto.
Bruscoloni e i cospiratori in trappola
Quando Markus vide la luce alla finestra, dette l’ordine agli uomini di scavalcare il muro di cinta
della villa. Wolf insieme a Kalas, e gli altri, si sarebbero occupati della guardia che era ospitata
nel casotto vicino al cancello.
La Compagnia giunse invece alla porta che Franjo aprì senza difficoltà e una volta dentro, il gruppo
si diresse verso la Sala del Tempio.
Ludwig, con un calcio, aprì la porta e gridò: «Siamo la
17ª Compagnia del Kaiser Geheime Buro! Siete tutti in arresto per alto tradimento!»
Bruscoloni che fino al quel momento stava arringando i “fratelli”, urlò: «Cribbio!!! Il KGB!!!
Aiuto!!!»
Franz K si tolse il cappuccio e con la pistola in pugno ordinò ai fratelli di mettersi contro il muro,
con le mani in alto. Half e Lukas tolsero i cappucci e iniziarono a legare i polsi dei cospiratori.
Calderolo, Gianfinoglio, Bruscoloni, Pisapippa e Formigone, bianchi come lenzuoli, farfugliarono
frasi sconnesse. Altri iniziarono a invocare Satana. Hamer ordinò a Bruscoloni di dargli la lista
dei cospiratori.
L’imprenditore iniziò a piagnucolare e a dire che lui non aveva niente. Ludwig , con un colpo preciso e
netto della sciabola, tagliò la testa al suo sodale Gostanzosciò, che stava di fronte al capo di Forza
Italia. Bruscoloni, terrorizzato, portò Ludwig e Franziskus nel suo studio, dove dette ai due uomini la
nuova combinazione della cassaforte. I due agenti del KGB, presero i documenti e li misero in una borsa.
Dal parco arrivò il segnale di Wolf. La guardia era sistemata. Franz K dette allora l’ordine di portare
in giardino i cospiratori, mentre la squadra di Wolf, stava armeggiando fra i rami degli alberi con
delle corde. Gianfino Gianfinoglio, perduta la sua boria e il suo aplomb british si gettò ai piedi degli uomini
della Compagnia e lacrimando, quasi fosse davanti al Muro del Pianto, disse loro che avrebbe svelato
tutti i misteri della cospirazione se solo lo avessero lasciato in vita. «Dicci chi è Aspide!» chiese in
tono perentorio Max. Il capo dell’Arca dell’Alleanza Nazionale, sbiancò e iniziò a tremare: «Non posso
rivelarlo… Non posso…»
«Se ci dirai chi è, non ti torceremo un capello e non t’impiccheremo…» promise Ludwig. L’uomo fece il
nome e il cognome di Aspide. Gli uomini della Compagnia si guardarono sbalorditi. «Troverete le prove
di quanto vi ho detto nella tasca interna della mia giacca.» Ludwig frugò e trovò una lettera, che
mostrò a Franz K . Gianfinoglio non aveva mentito. «E ora mantenete la promessa…» «Certo!» rispose Ludwig.
«Non ti torceremo un capello e non ti impiccheremo.»
Great line up. We will be linking to this great article on our site. Keep up the good writing.