Racconti fantastici

La Compagnia dell’Imperatore 8

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«Bene!» disse Franz K. «Se le cose stanno così abbiamo ancora margini di manovra…»
La mattina seguente, il capo dei falsi poliziotti e i suoi uomini, nel palazzo
della Imperial Regia Polizia, incontrarono un Calderolo raggiante.
«Abbiamo messo le mani su una vasta rete di
reazionari che stavano tramando contro la libertà! Ci è scappato il capo. Un certo Wolf;
ma lo acchiapperemo, ahahahah!»
Klaus chiese al Vice Capo della Polizia come avesse fatto a scoprire la rete.
«Semplice,» disse Calderolo, «ho pizzicato un elemento della loro rete. Un certo Nebbius,
che tenevamo da tempo sotto controllo e l’ho convinto a collaborare con noi. Poi gli ho
messo in mano un sacchetto con 30 talleri d’argento… Ah ah ah ah… Non solo mi ha
offerto la colonna reazionaria al completo su un piatto d’argento; ma mi ha anche riportato
dei documenti di straordinaria importanza che erano capitati per vie misteriose nelle mani dei
nemici della libertà.»
«Mi piacerebbe conoscere questo Nebbius,» chiese Klaus.
«Niente di più facile. Venite con me. È nel mio ufficio ah ah ah!» Frank chiese dove fossero stati
portati i controrivoluzionari.
«Sono al sicuro. Ora se li sta lavorando il “fratello” La Rissa e i suoi picciotti, nella cascina
Bustengo, nelle campagne del lodigiano… ah ah ah! Domani mattina andremo insieme a vedere quei
cani e a interrogarli. Sempre che siano in grado di parlare… ah ah ah ah!»
Nell’ufficio di Calderolo, la Compagnia fece la conoscenza del traditore. Ludwig chiese al Vice-Capo
se anche loro avrebbero potuto usufruire dei suoi servizi.
«Certo che potete. Nebbius è un collaboratore di giustizia mio, ma anche vostro. Anzi domani verrà
con noi alla cascina a interrogare i suoi ex compagni.»
Alle 20, Franz K. e i suoi uomini erano già a cavallo alla volta della cascina del torturatore La Rissa.

La liberazione dei prigionieri

La Compagnia giunse nei pressi della cascina prigione intorno all’ora di cena. Gli uomini controllarono
le armi e si avvicinarono cautamente alla casa. Le finestre del piano terra erano illuminate, e di
tanto in tanto si sentivano provenire dall’interno risate sguaiate e volgari.
Gert si avvicinò ad una finestra e sbirciò all’interno. Intorno ad una grande tavola vi erano una decina
di facce patibolari, intente a mangiare e bere. A capotavola, il La Rissa, un tipo dai tratti
mefistofelici: naso aquilino, pizzetto massonico, capelli lisci corvini che gli ricadevano
sulla fronte, inutilmente alta. Parlava con un orrendo accento siculo-meneghino che irritò l’udito degli
uomini della Compagnia.
Markus trovò una porta sul retro della casa, che dava sulla cucina. Franz K. e i suoi uomini si avvicinarono.
Ludwig origliò e vide un uomo con una camicia nera che stava cuocendo un maialino sulla brace del camino.
Il pugnale del kaiserjaeger sibilò nell’aria, andando ad infilarsi nel collo dell’uomo, recidendo di netto
la giugulare. Il “cuoco” cadde a terra portandosi le mani al collo. Pochi attimi dopo era morto. Franz K,
dette l’ordine di irruzione. Gli uomini entrarono nella cucina e come un lampo furono sui commensali.
«Alzate le mani!» ordinò Markus. «Klaus, , Lukas, Half, perquisite questi gentiluomini e disarmateli!»
«Ghi siede?» chiese, gracchiando, La Rissa. «Zitto!» gli intimò Lukas. «Le domande le facciamo noi!
Dove sono i prigionieri?!» La Rissa e i suoi picciotti, non risposero.

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