Festa nella Villa di Bruscoloni
Al loro arrivo alla villa, gli uomini della Compagnia furono accolti dal padrone di casa e
da Calderolo con grandi sorrisi e pacche sulle spalle, che irritarono non poco gli uomini che però
si trattennero dal darlo a vedere.
«Ed ora, prima del piacere, il dovere. Avete portato l’occorrente?» chiese Bruscoloni.
«Certo!» rispose Franz K.
Gli ospiti furono fatti entrare dentro l’anticamera di quello che, almeno dai simboli sull’architrave,
sembrava essere un “tempio”.
Dalle loro borse estrassero cappucci, grembiulini, guanti e spadino, e si acconciarono come perfetti
frammassoni. Anche Calderolo e Bruscoloni si vestirono da “fratelli”. Furono introdotti nella loggia.
L’oratore del Tempio dette loro il benvenuto e i presenti batterono gli spadini sulla tavola.
Franz K. contò una trentina di massoni.
L’oratore dette l’inizio ai lavori: « Cari Fratelli, fra tre mesi, le truppe franco-piemontesi entreranno
nelle nostre terre, ottenebrate dalla tirannia e dalla superstizione ad esportare la democrazia e a
liberarci. Migliaia di Fratelli stanno lavorando alacremente a questa epifania della Libertà. In totale
le officine massoniche e carbonare contano 666 adepti-cavalieri pronti alla lotta e divisi in compagnie
di informatori, infiltrati e sabotatori. Oltre a loro contiamo sui Fratelli nella Polizia agli ordini
del Cavaliere di Kadosh, Calderolo e sui dodici nuovi Fratelli giunti da Vienna.»
L’oratore terminò i lavori leggendo gli auguri del misterioso capo della cospirazione “Aspide” e
augurando il trionfo della Luce sulle Tenebre.
Quando ebbe finito di parlare, i frammassoni si tolsero i cappucci e si fecero intorno ai nuovi venuti.
Per primo fu loro presentato Gianfino Gianfinoglio, capo dell’Arca dell’Alleanza Nazionale. Uno spilungone
dai modi arroganti e boriosi che suscitò l’immediata antipatia degli uomini della Compagnia. Chiese notizie
sulla situazione dei fratelli dalmato-istriani, augurandosi una guerra per liberarli dal giogo
austriaco.
«Veramente,» scappò detto a Hamer «i fratelli giuliano-dalmati stanno benissimo…»
L’uomo lo squadrò gelidamente.
Intervenne Half che spiegò: «Il fratello Hamer intendeva che stanno benissimo e sono prontissimi a
sollevarsi contro la tirannia…»
«Ah… Bene.!» rispose lo spilungone abbozzando un gelido sorriso.
Seguì un romano, basso, stempiato e grasso con i baffi che sussurrò loro: «Embe’! Je la famo! Se po’
fa’!»
Fu poi la volta di Donis Verdinis, uno dei capi dell’associazione segreta “Forza Italia”, particolarmente
forte fra la borghesia del Lombardo-Veneto.
Half, con falsa ingenuità, chiese chi fosse il capo di “Forza Italia”.
«Ma è Bruscoloni!» rispose ridendo Calderolo
Infine fu presentato un avvocato. Un tipo dallo sguardo stupito. Tale Pisapippo, accreditato come
uno dei capi dell’antagonismo sociale lombardo in combutta con i circoli garibaldini clandestini.