Il Piano
Il capo del KGB iniziò a parlare: «Abbiamo intercettato un dispaccio segreto proveniente
dall’Ispettorato della Imperial Regia Polizia di Milano, con il quale si chiede l’allontanamento
di undici funzionari, come dire?, troppo curiosi e zelanti. Questo messaggio è stato inviato al
Barone Rudolf von Altheim, responsabile del Personale dell’IRP, che noi sospettiamo essere un settario.
In questo dispaccio, si richiede l’invio di dodici nuovi funzionari, più, diciamo… “fraterni”.
Così è scritto, mi capite, vero? Dunque, ho pensato di assecondare i desideri del Vice Capo della Polizia
che ha fatto questa richiesta. Naturalmente al posto di questi funzionari “fraterni” e amici,
andrete voi. Prenderete le loro identità e il loro posto e indagherete sul Vice Capo e sulla rete sovversiva»
«Ma se qualcuno a Milano conosce questi funzionari?» chiese Max. «Niente paura: nessuno li conosce.
Non sono mai stati nel Lombardo-Veneto e poi, da un paio di giorni, una serie di tragiche fatalità
ha voluto che, sia il Barone Altheim, sia i dodici funzionari “amici”, siano rimasti vittime di incidenti di
caccia e di altre disavventure, ahimè, mortali… Viviamo tempi crudeli. La notizia della morte dei dodici è stata tenuta segreta.»
disse Nowotny, sorridendo.
«Ovviamente il Barone von Altheim, prima del triste incidente che ci ha privato della sua presenza, ha
fatto a tempo a rispondere e a dare il suo benestare all’invio dei dodici poliziotti… “fraterni”.
Voi, per il momento rimarrete nel castello. Seguirete un corso speciale di infiltrazione;
studierete i rituali e i salamelecchi della frammassoneria; e infine, sarete inviati a Milano, dove i
“fratelli” vi attendono con ansia.
«La Contessina Halexandra, una delle mie più brillanti collaboratrici -la dama accennò ad un sorriso- ,
partirà invece subito. Avrà il compito di carpire informazioni nell’alta società milanese. A Milano
farete riferimento a un mio uomo, “Wolf”. Sarà lui a contattarvi. Ha messo su una bella squadra di
controrivoluzionari e fedeli sudditi dell’Imperatore. Gente tosta come voi e che non vede l’ora di mettere
le mani sui settari rivoluzionari. È tutto. Domande?»
«Nessuna, Colonnello. Contate su di noi!» disse Franz K.
Trascorsa la settimana del corso intensivo, i dodici uomini della Compagnia di Punizione, dotati di nuove
identità, credenziali ineccepibili e di una certa fama di “liberali”, partirono alla volta della capitale
del Lombardo-Veneto.
L’Ispettorato della Imperial Regia Polizia (IRP) era comandato nominalmente da un vecchio generale austriaco,
ma data l’età avanzata, aveva di fatto delegato i poteri al Vice Capo. Un uomo che i dodici
nuovi funzionari incontrarono al loro arrivo. Si presentò loro con un fare ridanciano che urtò molto gli
uomini di Franz K. Era un lombardo, alto e con la faccia rubiconda. Li salutò, ridendo.
«Sono il vice-Capo Ugoberto Calderolo, e sono felicissimo di accogliervi a Milano. Amici a Vienna
mi hanno parlato molto bene di voi…» disse ammiccando.
«Avevamo bisogno di gente nuova! Ho saputo della terribile disgrazia accaduta al Barone von
Altheim, durante la battuta di caccia. Che fine terribile. Una perdita immensa…»
«Sì, una perdita enorme,» rispose Franz K, fingendo costernazione.
«Già,» disse Calderolo, incupendosi. «Una perdita che non gioverà al vento delle riforme che spira in
Lombardia e in tutto il Nord. Un vero peccato. Comunque prima di morire mi ha parlato di voi…» e
strizzò l’occhio. «Orsù. Ora ora prendete possesso dei vostri alloggiamenti e poi sarete tutti miei ospiti.
Vi porterò a mangiare in una tipica trattoria dove potrete gustare la cucina lombarda…»
Gli uomini, dopo aver posato i bagagli nella caserma, lo seguirono. Entrarono in una taverna nei pressi di
Porta Venezia chiamata “Dal Carbonaro”.
Franz K. e gli altri osservarono gli avventori: studenti, quarantottini, rivoluzionari, sfaccendati, facce
patibolari: la feccia e la “mala” della città pareva essersi data appuntamento nel locale.
«Qui si mangia divinamente!» disse, ridendo, Calderolo. «Pare un posto equivoco, ma in realtà è
frequentato dalla miglior società…»
Il gruppo si sedette a un grande tavolo e l’oste corse a chiedere cosa desiderassero.
A metà del pranzo entrò nella taverna un ometto, circondato da una dozzina di uomini, probabilmente
guardie del corpo e uno stuolo di belle ragazze e strani personaggi. Vide Calderolo e gli andò incontro abbracciandolo.
«Permettete che vi presenti il mio grande amico Silvan Bruscoloni!»
Vediamo dove va a parare 🙂