
Da sinistra si alzano lamentazioni, singhiozzi e piagnistei sul decadimento della cultura e sull’imbarbarimento del paese. A sentire i cantori della cultura di sinistra parrebbe che la società italiana avesse abbandonato le fresche e chiare acque della fonte del sapere progressista per abbeverarsi nello stagno melmoso fascio-sovranista -salviniano. Come al solito i compagni non hanno capito una mazza. Non è stato il popolo italiano ad estraniarsi dalla cultura “buona”, è stata questa cultura, che ormai si nutre di slogan astratti e vuoti ad essersi allontanata dalle classi medie e popolari. La cultura di sinistra è diventata autoreferenziale o al massimo rappresentativa di minoranze marginali estranee al comune sentire: cosa volete che freghi al giovane laureato costretto ad emigrare o all’impiegato alle prese con il mutuo o all’operaio che rischia il licenziamento delle adozioni gay, delle proposte LGBT della Cirinnà , dei migranti o dell’emergenza haters? Il popolo sa che con i mantra buonisti della serie : accoglienza, integrazione, solidarietà non si mangia. Sa invece che con questi slogan ci mangia la sinistra.
Orwell dixit