
«Dobbiamo resistere. Ora chiamerò la stampa e la Tv. Non oseranno farci del male…»
«Conosci qualcuno alla Rai?» chiese fiduciosa Fabiola.
«Sì, un usciere. Un mio carissimo amico…»
La risposta del vignettista, gettò nello sconforto il gruppo.
Passarono alcune ore. Era ormai sera, quando, Matteo, vide da una finestra alcune postazioni di
telecamere prendere posizione. Fuori, stranamente,c’era anche una grande folla che urlava, ma gli
assediati non erano in grado di capire cosa stesse gridando.
«C’è gente che è venuta a portarci la sua solidarietà…» disse Junio.
«Ottimo. La gente sta con noi!» rispose Francesco.
In quel momento alcuni vetri andarono in frantumi. Tre, quattro candelotti lacrimogeni esplosero sul
pavimento. Nello stesso istante il pesante portone, fu abbattuto con delle microcariche di esplosivo.
Centinaia di poliziotti irruppero nella scuola colpendo all’impazzata gli occupanti.
Furono minuti di terrore.
I manifestanti, dopo essersi arresi, furono ammanettati e portati all’esterno. Molti di loro erano
irriconoscibili: i loro volti erano maschere di sangue. Dalla folla si alzarono urla:
«Maledetti! volevano colpire il Grande Fratello!» «In galera!» «Pena di morte!» «Uccideteli!»
Corrado, che era vicino a Junio lo guardò e con un filo di voce: «Erano qui a portarci la solidarietà, eh?»
Oltre sessanta manifestanti furono stipati in due cellulari e sottratti così alla furia dei fan del GF che
volevano linciarli.
Portati in questura, dopo un altro pestaggio,furono rinchiusi in galera e accusati di voler attentare
alle istituzioni democratiche e alla pax socialmediatica che si era instaurata nel paese.
Passati trenta giorni di detenzione furono tutti rilasciati a piede libero.
Dopo questa brutale repressione, il movimento anti-Grande Fratello si scisse in due tronconi:
un’ala militarista e una movimentista.
I primi, i duri, decisero di entrare nella clandestinità e di colpire direttamente il sistema
di rincoglionimento mediatico che stava devastando le menti di milioni di telespettatori.
Questo gruppo, di cui facevano parte qualche decina di militanti reduci dai pestaggi della scuola Diaz,
riuniti per lo più nei gruppi “Lelio Luttazzi Forever” o in quello di “Sandro
Ruotolo vive e combatte insieme a noi”, decise di riunirsi nei pressi di Todi, in una taverna: “La
Fontana delle Pere”, posta in un luogo appartato, fra i boschi delle montagne umbre; gli altri decisero
di perseguire la via gandhiana e di lottare attraverso la strategia dei girotondi e dei sit-in.
La taverna fu trovata da Fabiola, che abitava nei pressi. Alla riunione intervennero tutti coloro che
si erano dissociati dal movimento politico e che volevano passare alle vie di fatto, fra gli altri
presero parte alla riunione segreta: Antonio, Marco, Jiunio, Claudia, detta Occhi di Giada, Enrico,
ed altri duri e puri. In totale, una quarantina di elementi che erano stati delegati dagli oltre
quattrocento aderenti dell’ala militarista.
All’ordine del giorno, le metodologie di lotta e la costituzione di una Direzione Strategica,
dalla quale sarebbero partite le direttive per la battaglia. Dopo una relazione introduttiva di
Corrado, che individuò, nel Grande Fratello l’asse portante della strategia del rincoglionimento
e di decerebrazione di massa, il relatore si disse certo che, colpendo la trasmissione, tutto l’edificio
mediatico sarebbe crollato. “Colpirne uno per oscurarne cento!” fu il suo slogan.