1aPuntata
Giovanni e la sua famiglia, moglie e due figlioletti, da due mesi erano costretti a vivere nella loro macchina. L’uomo era rimasto senza lavoro, e la banca, da quando aveva smesso di pagare le rate del mutuo, gli aveva confiscato la casa.
Anche la moglie, impiegata presso una ditta, aveva perso il lavoro. Sopravvivevano facendo lavoretti saltuari e lavorando un paio di giorni la settimana presso un’impresa di pulizie. Nello spiazzo, ai margini della città, dove avevano parcheggiato la loro macchina, nelle stesse condizioni vivevano altre tre famiglie. La sera, tutti insieme, si ritrovavano sulle panchine di un giardinetto spelacchiato, e mentre i bambini giocavano, parlavano delle loro grame prospettive e delle loro disgrazie. Avevano soprannominato quel luogo “Il Lacrimatoio“. Tutti quanti avevano fatto la solita trafila nelle varie associazione caritatevoli, di volontariato e di assistenza, ma tutte le volte gli era stato detto che prima venivano i migranti, poi gli autoctoni. Erano andati anche a chiedere alloggio in un palazzo occupato dai centri sociali, ma non appena avevano visto che erano italiani, erano stati cacciati fuori in malo modo. Per loro non c’era la possibilità di avere un tetto. Gli stranieri avevano la priorità.
Una mattina, Giovanni girando per la città in cerca di un lavoretto, trovò su una panchina un giornale. Si sedette e iniziò a leggerlo.